State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

giovedì 26 febbraio 2015

MESSAGGIO DEL 25 FEB 2015 - MEDJUGORJE.

Da forze buone, miracolosamente accolti qualunque cosa accada, ...Dio è con noi ...: 





Medjugorje tutti i giorni

Messaggio dato alla veggente Marija dalla Regina della Pace 
"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti: pregate di più e parlate di meno. Nella preghiera cercate la volontà di Dio e vivetela secondo i comandamenti ai quali Dio vi invita. Io sono con voi e prego con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

martedì 24 febbraio 2015

ABBa Padre... - Pastore luterano+ Dietrich Bonhoeffer

Da forze buone...



QUALUNQUE COSA RECHI QUESTO GIORNO

Al cominciar del giorno,

Dio, ti chiamo.

Aiutami a pregare e

a raccogliere i miei pensieri su di te;

da solo non sono capace.

C'è buio in me,

in Te invece c'è luce;

sono solo,

ma tu non m'abbandoni;

non ho coraggio,

ma Tu mi sei d'aiuto;

sono inquieto,

ma in Te c'è la pace;

c'è amarezza in me,

in Te pazienza;

non capisco le tue vie,

ma tu sai qual è la mia strada.

Padre del cielo,

siano lode e grazie a Te

per la quiete della notte,

siano lode e grazie a Te

per il nuovo giorno.

Signore,

qualunque cosa rechi questo giorno,

il tuo nome sia lodato!

Amen. 

  DIETRICH BONHOEFFER


DA LEGGOERIFLETTO.BLOGSPOT.IT

Chi sono, io? - Dietrich Bonhoeffer

Chi sono, io? Mi dicon spessoche esco dalla mia cellacalmo e lieto e saldocome il padrone del suo castello.Chi sono, io? Mi dicon spessoche parlo alle mie guardielibero e amichevole e chiarocome fossi io a comandare.Chi sono, io? Mi dicon ancheche sopporto i giorni della sventuraimpavido e sorridente e fierocome chi è avvezzo alla vittoria.Io, in realtà, son ciò che gli altri dicono di me?O sono solo ciò che so io di me stesso?Inquieto, nostalgico, malato come un uccello in gabbiabramoso d'un respiro vivo come mi strozzassero alla golaaffamato di colori, di fiori, di voci d'uccelliassetato di parole buone, di presenza umanatremante di collera davanti all'arbitrio e alla più meschina umiliazioneroso per l'attesa di grandi coseimpotente e preoccupato per l'amico ad infinita distanzastanco e vuoto per pregare, per pensare, per creareesausto e pronto a prendere congedo da tutto?Chi sono, io? Questo o quello?Oggi uno, domani un altro?Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatoree davanti a me stesso uno spregevole, querulo rottame?O ciò che in me c'è ancora rassomiglia all'esercito sconfittoche si ritira in disordine prima della vittoria del già vinto?Chi sono, io? - domandare solitario che m'irride.Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo sono io, o Dio!

- Dietrich Bonhoeffer -
da "Chi sono, io?"




Se si esercita fin dall’inizio la disciplina della lingua, ognuno potrà fare una scoperta incomparabile. Riuscirà cioè a smettere di tener d’occhio continuamente l’altro, di giudicarlo, di condannarlo, di inquadrarlo nel posto che a lui sembra gli spetti, di esercitare violenza su di lui. Ora riesce a riconoscere il fratello nella sua piena libertà, così come Dio glielo ha posto davanti. La visione si amplia, e con sua sorpresa è in grado di riconoscere nei suoi fratelli, per la prima volta, la ricchezza e la gloria della creazione divina.

- Dietrich Bonhoeffer - 

Da ”Vita comune”



Se il mio peccato mi sembra in qualche modo inferiore a quello degli altri, meno ri­provevole, non riconosco affatto il mio esser peccatore. Il mio pecca­to deve per forza essere il più grande, il più grave, il più riprovevole di tutti.Per i peccati degli altri ci pensa l’amore fraterno a trovare sempre qualche scusante, mentre per il mio non ce ne sono. Per questo è il più grave. A questo livello di umiltà deve giungere chi voglia servire i fratelli nella comunione.Come potrei infatti non es­sere ipocrita nel servire umilmente anche colui che in tutta serietà mi risulta peccatore più di me? Non è inevitabile che mi metta al di sopra di lui? Mi è consentito avere ancora speranza per lui? Sa­rebbe un servizio ipocrita.«Non credere di aver fatto progressi nella tua santificazione, se non hai un profondo sentimento della tua infe­riorità rispetto agli altri».

di Dietrich Bonhoeffer 
da: "Vita comune"



"Le mie battaglie le combatto contro di me, contro i miei propri demoni: ma combattere in mezzo a migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la nostra fine, no, questo non è proprio il mio genere. Non ho paura, non so, mi sento così tranquilla. Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo, senza soccombere. Mi sembra che si esageri nel temere per il nostro corpo. Lo spirito viene dimenticato, s'accartoccia e avvizzisce in qualche angolino. Viviamo in un modo sbagliato, senza dignità. Io non odio nessuno, non sono amareggiata: una volta che l'amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito"

- Etty Hillesum -



Signore, Padre di tutti gli uomini,
accogli il grido dei piccoli, degli inermi,
delle vittime della guerra
e mostra la Tua predilezione per loro
fermando ogni violenza fratricida,
ogni progetto di distruzione e di iniquità.
Cristo nostra pace, convertici a Te,
alla Tua Croce,
al Tuo perdono universale,
al Tuo amore senza riserve per ogni creatura.
Fratello di ogni uomo,
fa sentire nel cuore di chi uccide e opprime
la Tua inquietudine di giustizia e d'amore.
Spirito Santo, Spirito della vita,
illumina la mente e scalda il cuore
di coloro che hanno in mano
la vita dei loro simili,
perché le ragioni della pace e della giustizia
trionfino sulle forze della morte
e gli uomini ed i popoli riconciliati
possano incontrarsi, parlarsi e riscoprirsi fratelli.
Amen.

Da forze buone...
Oggi fa' ardere calde e chiare le candele che hai trasportato tu alla nostra oscurità;conducici, se si può, di nuovo insieme.E' ciò che noi sappiamo: arde di notte la luce tua.Quando su di noi discende il silenzio profondo oh, lascia che udiamo quel timbro pieno del mondo, che invisibile si estende intorno a noi di tutti i figli tuoi canto alto di lode. "Da forze buone, miracolosamente accolti, qualunque cosa accada, attendiamo confidenti.Dio è con noi alla sera e al mattino e, stanne certa, in ogni nuovo giorno." 
Pastore luterano.+ Dietrich Bonhoeffer.

PADRE, Madre e figli

Genitori, se potete, adottate i figli che si vogliono sposare

DI COSTANZA MIRIANO
fotb2
Diceva Longanesi che lui non si appoggiava ai princìpi, che dopo un po’ si piegano. Anche io preferisco piuttosto appoggiarmi agli amici, che sono un po’ più solidi e robusti, soprattutto se a loro volta si appoggiano all’unico vero amico che non delude mai, Cristo. Con questo gruppo di amici in Cristo ogni tanto ci vediamo davanti a qualche buon piatto e del vino (che mi dicono ottimo, ma io bevo solo Coca light e non saprei dire: in compenso per la Coca ho un palato sopraffino, e saprei distinguerne la data di scadenza a occhi chiusi). Quando parliamo e mangiamo insieme vengono sempre fuori nuove idee per la “buona battaglia”, e l’altro giorno Ivan Quintavalle, futuro  sacerdote della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, mi ha folgorata con una proposta che secondo me ha del geniale.
Tante coppie di giovani, giovanissimi anche, dicono – e in gran parte è vero – che non si sposano e non fanno figli perché faticano a raggiungere l’indipendenza economica necessaria a mettere su famiglia. Perché non incoraggiare i genitori ad adottare la nuova famiglia dei loro figli? I mariti, le mogli, gli eventuali nipoti? Perché non chiedere l’aiuto economico, l’appoggio logistico alle famiglie di origine? Sarebbe la ripartenza delle nascite, dell’economia del nostro paese, ma soprattutto sarebbe un cambio totale e rivoluzionario di mentalità e di approccio alla vita. Vediamo perché.
I ragazzi oggi studiano quasi tutti a lungo, e anche le ragazze, le quali danno per scontato che avranno tutta la vita davanti per accogliere nuove vite, come se non fosse invece che il corpo femminile ha un’età in cui è molto più adatto ad avere bambini: è più facile concepirne, è più probabile che siano sani, è più agevole prendersene cura (le energie dei venti anni non sono quelle dei quaranta). Poi aspettano di avere un lavoro, e già quella è un’impresa (siamo a tassi di disoccupazione giovanile da dopoguerra, 44% circa). Poi però il buon senso impone che almeno uno dei due il lavoro ce lo abbia, ma non solo, che ce lo abbia con un contratto a tempo indeterminato, e lì più che di impresa si tratta di un miraggio (io, che già sono di un’altra generazione rispetto ai giovani sposi di oggi il mio contratto a tempo indeterminato l’ho avuto a 35 anni, quando avevo già quattro figli). Poi serve una casa, e anche in quel caso si può parlare di privilegio che in pochi, soprattutto nelle grandi città, riescono a conquistarsi, se non grazie a una famiglia facoltosa alle spalle (provate ad andare a chiedere un mutuo senza un lavoro..).
Viviamo in un sistema organizzato in modo tale che tutto – economia, comunicazione, modo di concepire l’affettività, cultura dominante –  congiuri contro la nascita di una nuova famiglia. E anche quando due temerari osano farla nascere, il mondo del lavoro mostra tutta la sua aggressività contro le madri (argomento che meriterebbe, meriterà  un discorso a parte), per cui le donne vengono indotte a investire prevalentemente sulla carriera gli anni più fecondi e più adatti alla maternità. L’arrivo dei figli, ormai padroneggiabile con ogni possibile mezzo di contraccezione, viene programmato e l’attesa del momento giusto sembra prolungarsi all’infinito. Quando mai, infatti, sarà il momento giusto per sconvolgersi la vita? Rischiare la carriera? Investire notti insonni e soldi e tempo e libertà? Per qualcuno che neanche conosciamo? Ai nostri nonni i figli arrivavano, e non c’era bisogno di tante scelte e motivazioni, e poi quando li vedevano in faccia, questi prodigi, capivano  che il momento era giusto, giustissimo, solo che loro non lo sapevano.
Per far ripartire la vita, la speranza e anche l’economia c’è una sola possibilità: uno sforzo enorme e collettivo, uno sforzo congiunto di tutte le generazioni. Che i genitori si facciano carico dei figli e che li incoraggino a sposarsi, che li mantengano per tutto quello che possono, che tifino per loro, che invece che pagare loro le vacanze, magari con fidanzati e amici, paghino loro l’affitto, magari un piccolo mensile. La famiglia è l’unico welfare rimasto, e dobbiamo rendercene conto. Ma la famiglia è anche l’unico sistema a somma zero, dove non è che se uno perde l’altro guadagna: si vince o si perde tutti insieme. I figli, infatti, poi un domani sapranno farsi carico dei genitori, se necessario, o magari lo faranno i nipoti, se saranno nati presto: faranno in tempo a diventare grandi con i loro nonni. Faranno anche in tempo a lavorare per pagare le pensioni dei nonni, quelle che invece adesso con il ricambio generazionale a zero, rischiano di far implodere tutto il sistema.
C’è poi da dire che per una mamma di bambini piccoli dovrebbe essere un po’ più facile studiare che lavorare: in certi casi magari ci si può anche portare il bambino a lezione (o pensate che belli dei nidi universitari!), e comunque si può studiare con orari molto più flessibili di quelli di un ufficio (o di una redazione, o di uno studio professionale, o di una fabbrica, o di un negozio…). Le energie fisiche, come dicevo prima, sono infinitamente maggiori a venti anni, mentre a trentacinque quaranta, quando la maturazione intellettuale è raggiunta, si avranno figli già abbastanza autonomi da consentire, eventualmente, se lo si desidera o se è possibile, di investire sulla vita professionale (un consiglio questo venuto peraltro anche dall’economista Letizia Reichlin, una fonte non tacciabile di “estremismo cattolico”, che ha incoraggiato le giovani donne a fare figli prima di buttarsi a capofitto nel mondo del lavoro).
Lo stesso si può dire, anche se con proporzioni diverse, degli uomini, perché anche se io non sono per la parità assoluta tra uomini e donne, sicuramente anche per gli uomini è più facile fare vola vola con un bebè, spingere una bicicletta, tuffarsi, giocare a pallone con degli adolescenti quando si è giovani padri (io peraltro al parco ho fatto più di una figuraccia, scambiando dei padri per nonni, ma questa è colpa mia che parlo sempre troppo).
Lo so, i genitori di oggi opporranno resistenza, la troveranno una proposta assurda. Loro si sono sposati quando ancora si pensava che si potesse mettere su una nuova famiglia solo quando si fosse in grado di mantenerla autonomamente, e infatti così vuole la natura delle cose. Ma viviamo in un momento storico ed economico davvero particolare. Il sistema economico nato nel ‘900 sta implodendo, è in crisi in tutto l’Occidente. Basato sull’induzione di falsi bisogni, e sul consumo dei dink – le coppie double income no kids, due stipendi senza figli – ha qualche speranza di sopravvivere solo se la popolazione ricomincia a crescere. Soprattutto l’uomo ha speranza di sopravvivere solo se continua a fidarsi di Dio, di un padre che ama i suoi figli, un Padre di cui i padri di oggi potrebbero farsi figura.
fonte: IL TIMONE

Un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza sull’ideologia gender.


Identità sessuale, vita e famiglia. 

Combonianum

Un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza
sull’ideologia gender.

Identità sessuale, vita e famiglia

Identità sessuale, vita e famiglia:
i compiti educativi della scuola.

“Alla base della società non stanno individui asessuati” 
La “Commissione diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università” della diocesi di Trieste ha pubblicato un documento – un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza – che esamina l’invadenza dell’ideologia gender nelle scuole e invita ad una sana educazione dei giovani, chiedendo a genitori e insegnanti di sorvegliare e mobilitarsi. 
1. Una situazione che preoccupaIl mondo educativo in generale e quello della scuola in particolare sono investiti dalla cosiddetta ideologia del “gender”, secondo la quale l’identità sessuale non è un dato naturale, ma culturale e come tale esso deve poter essere scelto. Maschio e femmina sarebbero quindi degli stereotipi di genere da superarsi perché impediscono la libertà dell’individuo e, di conseguenza, l’educazione dovrebbe ugualmente istruire su tutti gli orientamenti sessuali fin dalla più tenera età scolare.Riconoscere in un contesto educativo la realtà dell’essere maschi e femmine significherebbe discriminare l’omosessualità o gli altri orientamenti sessuali.Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale.Molti genitori manifestano la loro preoccupazione e si mobilitano per far sentire la loro voce dentro le istituzioni scolastiche. Essi contestano questi programmi sia per i loro contenuti sia per il metodo con cui vengono implementati, dato che non di rado ciò avviene senza il coinvolgimento organico dei genitori e senza la loro autorizzazione. Anche molti insegnanti cominciano a far sentire la loro insoddisfazione. C’è il pericolo che i bambini e i ragazzi non vengano più educati a leggere nella natura umana, compresa la propria identità sessuata, un progetto di vita vero e buono, ma solo l’espressione di un desiderio. C’è anche il pericolo che venga deformato il significato umano della procreazione e della famiglia. 
2. I recenti interventi del Magistero 
Benedetto XVI, nel discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2012, aveva rappresentato le conseguenze molto negative dell’ideologia del “gender”: «Se non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione e anche la prole ha perso il senso che fino ad ora le spettava e la particolare dignità che le è propria».Parlando ai componenti dell’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia l’11 aprile 2014, il Santo Padre Francesco ha detto: «Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambiniCon i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”».Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei Vescovi italiani, nella sua prolusione al Consiglio permanente del 24 marzo 2014, ha detto: «È la lettura ideologica del “genere” una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga».I Vescovi del Triveneto sono intervenuti su questo argomento con la Nota su alcune urgenti questioni di carattere antropologico ed educativo del 2 febbraio 2014.Questi recenti insegnamenti del Magistero, in continuità con la dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato, indicano la gravità della situazione e il dovere di una testimonianza di verità da parte di tutti. 
3. Una cultura rispettosa della persona umana 
Considerata la situazione descritta e i recenti insegnamenti dei Pontefici e dei nostri Pastori, questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali. L’unità della persona umana, anima e corpo, viene impedita nel costruirsi come una identità pienamente umana qualora si consideri indifferente il corpo: esso, infatti, non è solo corpo, ma espressione di un modo umano e personale di essere. Considerando, invece, il sesso come indifferente alla costruzione di sé, si propone una visione solo tecnica della sessualità e della procreazione, separandole, come degli strumenti, dai fini che l’individuo può ormai porsi in anarchica libertà, dato che non li trova più già implicati nel linguaggio naturale del suo proprio essere.Questa Commissione auspica che a tutti i livelli sia promossa una cultura della natura umana intesa come capacità di riconoscere chi siamo e a cosa dobbiamo tendere a partire dalla realtà definita come “maschio” e “femmina”.Quando la nostra società lascia e, peggio, impone ad ognuno la libertà di scegliere chi essere, compresa la libertà di scegliere la propria identità sessuata o di cambiarla a seconda delle voglie o dei sentimenti, in realtà lo abbandona all’arbitrio, all’angoscia dell’indefinitezza, al paradosso del “non essere”. 
4. La coppia naturale eterosessuale è il fondamento della società e della socialità 
Questa Commissione ritiene che non sia qui in gioco il rispetto che a tutte le persone deve essere dovuto, quanto piuttosto il rifiuto di alcuni valori che la comunità ritiene di tutelare pubblicamente in quanto espressivi delle sue stesse ragioni di essere. È del tutto evidente che alla base di ogni società non stanno due individui asessuati, ma una coppia eterosessuale aperta alla vita. Se così non fosse nella società non ci sarebbero complementarietà ed accoglienza reciproca fra esseri sessualmente definiti come “maschio” e “femmina”, ma solo giustapposizione e la comunità non si riprodurrebbe in via naturale. Per questo motivo la società non può mettere sullo stesso piano tutti i percorsi sessuali, ma deve tutelare e promuovere la coppia naturale perché solo essa è veramente la cellula fondamentale della società.Ciò deve essere tenuto presente anche nell’educazione e all’interno delle istituzioni scolastiche. Gli insegnanti, i dirigenti scolastici e quanti a livello istituzionale si occupano di istruzione e di educazione non possono imporre un’educazione all’omosessualità, o all’indifferenza degli orientamenti sessuali, o all’apertura ad accogliere tutte le proposte di relazione sessuale tra cui poi eventualmente scegliere. Non possono né produrre una sessualizzazione precoce, né introdurre testi e strumenti finalizzati ad una educazione sessualmente indifferente o sessualmente pluri-indirizzata, né abituare il bambino/a e il ragazzo/a a forme di rapporto con il proprio corpo e con quello degli altri che possano preludere ad una considerazione strumentale dello stesso, anziché dentro una visione completa e corretta della persona. 
5. L’ideologia del gender e la scuola 
La penetrazione dell’ideologia del gender nella scuola avviene oggi in molte forme. Accade dunque che gli insegnanti frequentino corsi di formazione gestiti da associazioni favorevoli a questa ideologia e che la presentano loro come qualcosa di scientifico e didatticamente interessante, utilizzando un metodo molto efficace: principi e valori come la tolleranza, la libertà, l’uguaglianza, in sé positivi, vengono qui adoperati in modo strumentale per convincere di una trasmutazione antropologica.Un’altra forma, come già detto, sono i corsi extracurricolari ed anche curricolari di educazione all’affettività e alla sessualità per i bambini stessi.Orientamenti e Linee Guida di organismi internazionali, come l’OMS, o nazionali, come quelle del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, spesso orientano in modo ideologico questi corsi e propongono ai bambini e agli adolescenti in forma precoce atteggiamenti e convincimenti deformanti la loro personalità.Ci sono però anche altre forme che non vanno trascurate. Sempre più spesso i testi scolastici delle materie scientifiche, in particolare le parti concernenti la biologia e la fisiologia, sono riscritti con grandi aperture all’ideologia del gender. Film, video, testi per rappresentazioni teatrali sono ampiamente presenti nelle scuole e utilizzati. Per certi versi esiste la possibilità che l’intera cultura trasmessa venga riplasmata in funzione di questa ideologia, compresa l’arte e la letteratura. 
6. Una mobilitazione per difendere i bambini 
Di fronte a questa situazione la Commissione diocesana per la cultura, la scuola e l’università invita tutte le persone che amano la verità ad un impegno individuale e comunitario, culturale e operativo per contrastare questa pericolosa tendenza e difendere i nostri figli dalla sua pressione su di loro.Serve prima di tutto un’azione di attenta sorveglianza da parte di tutti, ma soprattutto da parte dei genitori e degli insegnanti. Costoro devono interessarsi molto da vicino delle attività didattiche proposte ai loro figli e non concedere alle istituzioni la buona fede a scatola chiusa. Devono verificare i programmi e gli strumenti e pretendere di poter dare la loro autorizzazione quando si tratta di insegnamenti che toccano aspetti delicati della formazione dei loro figli. Non si accontentino di generiche informazioni. I genitori non si coinvolgono solo informandoli, ma rendendoli veramente protagonisti e sottoponendosi al loro giudizio ultimo, dato che sono essi i primi responsabili della formazione dei loro figli.Genitori e insegnanti, però, non sono sempre in grado di esaminare e di intervenire. Occorrono talvolta conoscenze tecniche e giuridiche. Ecco perché auspichiamo la costituzione di Gruppi di sostegno e consulenza per i genitori e gli insegnanti. Sostegno, affinché essi non si sentano soli. Consulenza, affinché siano messi a conoscenza di norme e regolamenti da adoperare adeguatamente per far valere la loro posizione. La Commissione reputa anche molto utile che si crei una sinergia informativa capace di far conoscere queste situazioni. I giornali allineati non ne parlano quasi mai. Viene considerato positivo l’impegno del settimanale diocesano Vita Nuova a dare voce alle preoccupazioni dei genitori e ad informare in modo serio sulla natura di questa ideologia. È bene che queste sinergie comunicative continuino e si approfondiscano, anche in relazione a gruppi e associazioni attivi nella società per contrastare questa tendenza sul piano legislativo. 
7. Proporre sempre la forma completa dell’amore umano 
Questa Commissione ritiene che, oltre a quanto è stato proposto di fare nelle righe precedenti, sia necessario e urgente che la comunità cristiana trovi sempre la forza di proporre una visione piena e completa dell’amore umano in una visione piena e completa della persona, identità di anima e di corpo. L’esistenza di un progetto naturale sull’uomo e sulla società, che per il credente si rafforza come “progetto del Creatore”, è la garanzia di una visione integrata e complementare di tutti gli aspetti della vita umana, comprese l’identità e le relazioni sessuali.La Chiesa di San Giusto è anche una comunità che produce cultura e che fa educazione, a diversi livelli. Sul piano scientifico è auspicabile che, nei luoghi in cui si insegnano e si apprendono le varie discipline, si miri a illuminare la poliedrica unità della persona, evitando i riduzionismi che la spezzettano.Sul piano educativo può essere molto utile predisporre materiali per una sana educazione all’affettività e alla sessualità in modo da aiutare docenti, genitori e formatori non solo a riconoscere e a contestare le violazioni del diritto della famiglia ad educare, ma soprattutto a formulare proposte positive rispetto ai valori pienamente umani e naturali.Uno sforzo deve essere fatto anche per far comprendere la dimensione sociale e politica, e non solo di morale individuale, della ideologia del gender, affinché si riconosca che le leggi e le politiche non possono assecondare desideri individuali, ma li devono orientare alla luce del vero bene comune.La luce della rivelazione cristiana, trasmessa dalla tradizione e insegnata dalla Chiesa, aiuta la ragione e la volontà umane a conoscere più a fondo la verità dell’uomo e della vita sociale anche a proposito di questi argomenti.
La prima e più importante cosa da fare, anche a questo riguardo, è l’evangelizzazione.

Signore Gesù Cristo.


Il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo Kairòs
taz-copti-cristo


Che valore ha la loro testimonianza?Pronunciando il nome di Gesù Cristo prima di essere uccisi, hanno confermato di essere morti da cristiani, in nome della loro fede e fedeli fino all’ultimo secondo. Così hanno meritato il Regno dei cieli, come sta scritto nell’Apocalisse: «Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita». Questo è il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo. (Roberta Vinerba)*  
«I 21 copti decapitati dall’Isis rappresentano il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo» di Leone Grotti 
La Chiesa copto-ortodossa in Egitto ha annunciato che i 21 cristiani uccisi dallo Stato islamico in Libia sono stati ufficialmente canonizzati come martiri. I loro nomi sono stati inseriti nel Sinassario copto e verranno festeggiati ogni 15 febbraio. «Icone, manoscritti e storici ci hanno testimoniato le gesta dei martiri fin dall’alba del cristianesimo ma questo è il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo», dichiara in un’intervista a tempi.it Anba Macarius (foto sotto a destra), vescovo copto-ortodosso di Minya, il governatorato egiziano da cui proveniva la maggior parte dei 21 cristiani sgozzati dai jihadisti.Eccellenza, lei credeva ancora nella liberazione dei 21 cristiani?Ci speravo, ma ci aspettavamo dal giorno in cui sono stati rapiti che sarebbe finita così. I terroristi danno sempre ai cristiani sequestrati una scelta: abiurare la fede e diventare musulmani o essere uccisi, e noi eravamo sicuri che i nostri figli non avrebbero rinnegato il cristianesimo. Ma sapevamo anche che loro non li avrebbero mai rilasciati. Dalle immagini diffuse prima dell’annuncio della loro morte, avevamo già capito che erano stati uccisi.  
anba-macarius-minya-vescovo-copto-ortodosso
Che cosa ha provato?Un grande dolore per la brutalità con cui sono stati uccisi, dolore per le famiglie che ondeggiavano tra speranza e disperazione e dolore per l’Egitto, perché quanto accaduto è un attacco al nostro Stato. È stato doloroso anche perché la vita è preziosa e sacra e nessuno ha il diritto di privare un altro uomo della sua vita. Se ci sforziamo così tanto per proteggere gli animali, figuriamoci quanto dovremmo fare per gli uomini.Come hanno reagito le famiglie?Quando è stato diffuso il filmato che mostra il massacro, alcuni dei parenti sono crollati, altri sono svenuti. La moglie di uno degli uomini è stata portata in ospedale in stato di shock. La prima reazione dunque è stata di sorpresa, stupore, risentimento e rabbia. Poi però sono stati anche consolati.Da cosa?La Chiesa ha fatto sentire la sua vicinanza, così come lo Stato. Il presidente Al-Sisi ha rilasciato un comunicato, ha ordinato raid aerei, ha dichiarato un periodo di commemorazione, annunciato la costruzione di una chiesa in loro onore e si è recato di persona in Cattedrale per esprimere le sue condoglianze al Papa [copto] Tawadros II. Il primo ministro, invece, è andato a visitare le famiglie nei loro villaggi. Tutto questo ha contribuito a calmare le famiglie ma c’è una cosa più importante di tutte le altre.Quale?Hanno realizzato che i loro familiari erano cristiani coraggiosi, che al pari degli altri martiri non hanno rinnegato la loro fede e così lo shock si è trasformato in senso di orgoglio. Certo, il senso umano di perdita, e il modo in cui li hanno persi, continua a pesare su di loro.I cristiani di Minya hanno subìto molte persecuzioni da parte dei Fratelli Musulmani in passato. Come ha reagito la comunità islamica?I musulmani di Minya ci hanno dimostrato il loro affetto e hanno condannato quanto successo. Si sono affrettati a farci le condoglianze e a piangere per l’orrore. Anche a livello ufficiale il fatto è stato condannato e noi ringraziamo per questo i musulmani.libia-cristiani-stato-islamico-isis 
Il video diffuso dall’Isis mostra i cristiani pronunciare il nome di Gesù Cristo prima di essere decapitati. La Chiesa copto-ortodossa li ha dichiarati martiri.La tradizione cristiana ci dice che questa è un’abitudine dei martiri, che loro chiedano cioè agli aguzzini di lasciarli pregare prima di essere uccisi. In quel momento hanno pregato per i loro assassini, per i giudici che li hanno condannati e per i boia. Quando muovevano le labbra, chiedevano a Dio di confermarli nella fede e di perdonare i loro uccisori, così come insegnato dal primo martire, Gesù Cristo: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».Che valore ha la loro testimonianza?Pronunciando il nome di Gesù Cristo prima di essere uccisi, hanno confermato di essere morti da cristiani, in nome della loro fede e fedeli fino all’ultimo secondo. Così hanno meritato il Regno dei cieli, come sta scritto nell’Apocalisse: «Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita». Questo è il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo. 
Abdel Fattah Al-Sisi ha promesso che farà costruire una chiesa in onore dei martiri. Che cosa significa per voi?Il Presidente sa che questo significa molto per i copti e li rallegra, soprattutto perché costruire una chiesa è una delle cose più difficili per le leggi attuali. Quando l’annuncio è stato fatto la gente presente al memoriale per le vittime ha applaudito a lungo perché sa che costruire una chiesa è la cosa più grande che si possa fare, dal momento che rimane immortale e serve la vita di molti, ma anche perché è la Chiesa a preparare i martiri.
egitto-al-sisi-al-azhar 
La vita dei cristiani è migliorata con la presidenza di Al-Sisi?Sì, non c’è dubbio, ed è per questo che l’abbiamo sostenuto, contribuendo in modo importante alla sua elezione. Nonostante questo, le necessità dei copti richiederanno ancora molto tempo per essere soddisfatte perché nel tempo abbiamo accumulato molti problemi. Serve un cambio di cultura e questo richiede tempo, soprattutto per quanto riguarda il rifiuto o l’accettazione del pluralismo, della diversità e della coesistenza. Questo vale per tutto, non solo per la religione, ma quello che i cristiani hanno patito nei secoli è indescrivibile.Papa Francesco ha chiamato «martiri» i 21 cristiani. Sentite la vicinanza della Chiesa cattolica?Anche la Chiesa cattolica onora i martiri e crede nella loro intercessione. C’è un dialogo continuo tra le nostre due chiese per quanto riguarda le cose che abbiamo in comune. Siamo in ottimi rapporti.Al-Sisi ha chiesto una «rivoluzione religiosa» davanti ai leader musulmani della moschea universitaria di Al-Azhar, autorità del mondo sunnita. È un passo importante per fermare la violenza islamista?Il Presidente ha chiesto la revisione di alcuni testi che vengono male interpretati dagli estremisti e sui quali questi si basano per sostenere i loro atti di violenza e terrorismo in nome dell’islam. Tuttavia Al-Sisi non voleva attaccare Al-Azhar, che è un’istituzione moderata e il primo riferimento per i musulmani. Ha chiesto agli studiosi di combattere certe visioni errate e parte del materiale utilizzato. Io però ci tengo a sottolineare che Al-Azhar coopera con la Chiesa copta davanti ai tanti rischi che corriamo.
fonte: Tempi