State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 31 agosto 2016

Testamento spirituale...

                                                  uomini-di-dio-il-film



leggoerifletto:

Amico dell’ultimo istante – Testamento spirituale del Priore Christian-Marie De Chergé

“Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a quel paese. Che essi accettassero che il Padrone unico di ogni vita non può essere estraniato da questa dipartita brutale. 
Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di questa offerta? 
Che sapessero associare questa morte a tante egualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.


La mia vita non ha prezzo più alto di un’altra. Non vale di meno né di più; in ogni caso, non ha l’innocenza dell’infanzia.


Ho vissuto abbastanza per considerarmi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che mi può colpire alla cieca.


Mi piacerebbe, se venisse il momento, di avere quello sprazzo di lucidità che mi permetterebbe di sollecitare il perdono di Dio e quello di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse ferito.


Non posso auspicare una morte così. Mi sembra importante dichiararlo. Infatti non vedo come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio.


Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che forse chiameranno “la grazia del martirio”, doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se questi dice di agire nella fedeltà a ciò che crede essere l’Islam. 
So bene il disprezzo del quale si è arrivati a bollare gli algerini globalmente presi.


Conosco bene anche le caricature dell’Islam che un certo islamismo incoraggia.  
E’ troppo facile mettersi la coscienza in pace identificando questa religione con gli integralismi dei suoi estremisti.


L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un’anima.


Ho proclamato abbastanza, credo, davanti a tutti, quel che ne ho ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre (tutta la mia prima chiesa), proprio in Algeria e, già allora, con tutto il rispetto per i credenti musulmani.


Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno considerato con precipitazione un “naïf” o un idealista: “ci dica adesso quel che pensa!”.  
Ma queste persone  devono sapere che la mia più lancinante curiosità verrà finalmente soddisfatta. Ecco che potrò, a Dio piacendo, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria del Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre stabilire la comunione, ristabilire la rassomiglianza, giocando con le differenze.


Per questa vita perduta, totalmente mia, totalmente loro, rendo grazie a Dio che sembra averla voluta interamente per quella gioia, nonostante tutto e contro tutto.


In questo Grazie! In cui è detto tutto, ormai, della mia vita, comprendo certamente voi, amici di ieri e di oggi, amici di questa terra, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, centuplo accordato secondo la promessa!


E anche te, amico dell’ultimo istante, che non avrai saputo quel che facevi.  
Sì, anche per te voglio dire questo grazie e questo ad-Dio da te deciso. 
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se lo vorrà Dio, nostro Padre comune. Amen! Inshallah!”



Diario, Algeri, 1° dicembre 1993  - Tibhirine, 1° gennaio 1994.



 - Padre Christian-Marie De Chergé -
www.monastere-tibhirine.org


Nella notte fra il 26 e il 27 marzo del 1996 sette monaci trappisti del monastero di Notre-Dame de l’Atlas situato a Tibhirine, in Algeria, vennero sequestrati nel corso della sanguinosa guerra civile che fece decine di migliaia di morti nel paese nordafricano, per essere ritrovati uccisi il 21 maggio… Il Priore qualche tempo prima aveva scritto il testamento spirituale, sopra riportato, intuendo il precipitare degli eventi.
L’uccisione dei monaci fu rivendicata dai fondamentalisti islamici del Gia (Gruppo islamico armato) che annunciarono: "Ai monaci abbiamo tagliato la gola". Alla fine del mese di maggio ne furono ritrovati parzialmente i resti mortali.
Non si saprà forse mai se coloro che hanno assassinato i sette monaci fossero davvero militanti islamisti o provocatori del regime, ma la loro morte - come la loro vita – è stata vissuta da loro stessi e percepita nel mondo come un martirio.



"Un martire cristiano non è qualcosa di accidentale. Ancor meno il martirio del cristiano può essere il risultato della volontà dell'uomo di diventare un martire, a forza di volontà e di sforzi, così come un uomo, a forza di volontà e di sforzi, può diventare un capo. Un martire, un santo è sempre tale per volontà di Dio, per il suo amore verso gli uomini, che li avverte e li guida e li riconduce sui suoi sentieri.
Un martire non è mai frutto del progetto di un uomo, perché vero martire è colui che si fa strumento di Dio, che ha annullato la propria volontà nella volontà di Dio e, così facendo, non l'ha perduta ma ritrovata, poiché ha trovato la libertà nella sottomissione a Dio."

Dalla predica di San Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, martire, 1118-1170, la mattina di Natale del 1170, nel testo teatrale “Assassinio nella Cattedrale” di T. S. Eliot


Buona giornata a tutti. :-)

martedì 30 agosto 2016

Non si scappa mai dai luoghi, né dalle persone, né tantomeno dalle circostanze. Si scappa da se stessi.


                      Alda Merini

leggoerifletto

Alda Merini di Alda Merini

Amai teneramente dei dolcissimi amanti
senza che essi sapessero mai nulla.
E su questi intessei tele di ragno
e fui preda della mia stessa materia.
In me l’anima c’era della meretrice
della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.
Molti diedero al mio modo di vivere un nome
e fui soltanto una isterica.

- Alda Merini -






Ciò che l'uomo trova inutile,
le cose più piccole, i più insignificanti silenzi,
Dio li trova estremamente preziosi .
Perciò io salverò ogni filo d'erba,
perciò... le creature dimenticate
diventeranno le mie creature:
gli emarginati, gli storpi,
coloro che l'uomo
non vuole ricevere nel suo cuore,
ma che la morte abbraccia,
questa sorella che io amo sopra ogni cosa.

( da Alda Merini, " Mistica d'amore", "Francesco")



Io ero fatta di prati verdi
di lucciole della notte.
Ma qualche adulto bambino
ha preso in mano il grillo
la lucciola e la cicala
che erano in me.
Alcuni falsi poeti
chiudono i grandi nel pugno
della curiosità
e non sanno che anche nel grillo
vive presente un'anima.

- Alda Merini -


Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


Francesco - Alda Merini


Anch'io ho avuto
un'annunciazione,
anch'io ho avuto
una lunga gravidanza di fede,
anch'io devo partorire il mio vero Dio,
anch'io sono una femmina
congiunta a quel maschio
che chiamo martirio.
Anch'io sono cieco delle mie lacrime,
perciò, fratelli ricchi,
guardate a un povero
che non è diventato conte
ma che vi chiede
un po' di mangime
per la sua musica,
per poter innalzare la lingua
fino alla lode di Dio.
Tutte le creature
cantano la lode di Dio,
tutte le creature
non fanno che vivere
per volontà del Signore.
Anch'io sono vivo
solo grazie alla sua carità
e sono nudo e sofferente così,
finché rimarrà solo un filo di voce
per legarmi alle caviglie
del mio Signore morente.

(Alda Merini)


Mi piace il verbo sentire

Sentire il rumore del mare,
sentirne l’odore.
Sentire il suono della pioggia
che ti bagna le labbra,
sentire una penna
che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l’odore di chi ami,
sentirne la voce e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni,
ci si sdraia sulla schiena del mondo
e si sente.

Alda Merini



A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare nome. 

- Alda Merini - 





La Vergine

Non avete veduto le farfalle
Con che leggera grazia
Sfiorano le corolle in primavera?
Con pari leggerezza
Limpido aleggia sulle cose tutte
Lo sguardo della vergine sorella
Non avete veduto quand’è notte
Le vergognose stelle
Avanzare la luce e ritirarla?...
Così, timidamente, la parola
Varca la soglia
Del suo labbro al silenzio costumato.
Non ha forma la vesta ch’essa porta,
la luce che ne filtra
ne disperde i contorni, il suo bel volto
non si sa ove cominci, il suo sorriso
ha la potenza di un abbraccio immenso.

Alda Merini

15 novembre 1947

                                                                                         

:-)

    

il punto di vista di Aristotele: «Come nelle Olimpiadi sono incoronati non i più belli e i più forti, ma quelli che partecipano alla gara - e tra essi, infatti, vi sono i vincitori -, così nella vita chi agisce giustamente diviene partecipe del bello e del buono».

www.sullastradadiemmaus.it

LA PARROCCHIA DEI LUPI

domenica 28 agosto 2016

“senza parole”... davanti alla rabbia della natura!

AlzogliOcchiversoilCielo


Enzo Bianchi L'uomo davanti alla rabbia della natura


La Stampa 28 agosto 2016
di ENZO BIANCHI
dal sito del Monastero di Bose

Davanti alla tragicità di eventi come questo terremoto dovremmo vigilare affinché l’angoscia del restare “senza parole” non sia anestetizzata dal ripetere parole senza senso.

Sentire che ai sopravvissuti Dio avrebbe fatto la grazia di non essere travolti dal terremoto, fa intendere che Dio l’avrebbe al contempo rifiutata a chi invece è morto. Chi si è salvato potrebbe allora gridare al miracolo, ma quanti sono rimasti schiacciati dalle macerie, a cominciare da tanti bambini, avrebbero conosciuto solo il volto di un Dio irato.

Non è questa la fede cristiana, così come non lo è l’affibbiare implicitamente al Dio di Gesù Cristo il nome di “destino”: retaggio di una mentalità “pagana” che secoli di cristianesimo non hanno mai superato definitivamente. La nostra vita è stata affidata alle nostre mani, mani fragili, mani capaci anche di commettere il male, mani più sovente responsabili di omissioni nei confronti del bene. La tradizione ebraica – che per secoli ha dovuto tragicamente confrontarsi con l’abisso del male, sovente compiuto dagli esseri umani, pur creati a immagine e somiglianza di Dio – ha elaborato la nozione dello tzim-tzum, del “ritrarsi” di Dio di fronte alla creazione per fare spazio a questa realtà autonoma. Secondo i rabbini, Dio nella sua onnipotenza è riuscito a creare una montagna che neppure lui è in grado di scalare: questa montagna che ormai si erge di fronte a Dio è l’essere umano nella sua libertà, ma è anche la creazione nella sua autonomia. Dio non ha abbandonato la creazione, non si è isolato impassibile altrove, ma per garantire all’essere umano pienezza di libertà e per non esercitare alcun tipo di costrizione, non si nasconde cinicamente dietro forze caotiche e cieche, come un regista che mette in scena la storia a suo piacimento.

Allora, di fronte a una tragedia naturale come quella del terremoto, i cristiani, in nome della loro sequela di un Signore crocifisso che ha preso su di sé la violenza e il dolore, fino alla morte ignominiosa patita da innocente, devono impegnarsi nell’acquisire e nel condividere una sapienza necessaria all’intera umanità. Essi sanno che l’essere umano possiede la tecnica – di per sé “neutra” – e la capacità di orientarla e anche pervertirla con la sua volontà egoistica, con l’accaparramento dei beni della terra, eludendo l’esigenza di una distribuzione universale delle risorse del pianeta. Così come, credenti e non credenti, sappiamo tutti che la natura possiede sì forze intrinseche che sfuggono al controllo umano, ma sappiamo anche che prevenzione, salvaguardia del territorio, atteggiamento di rispetto del creato e di ricerca di armonia con esso possono contenerne la forza bruta che si scatena.

Ora sta a tutti, in una solidarietà umana che varca ogni confine di religione e fede, impegnarsi in modo serio e perseverante nell’aiuto alle popolazioni colpite: non basta l’emotività passeggera, non basta la commozione di un momento, tanto più intensa quanto più da vicino la tragedia ci riguarda: occorre un impegno serio e continuo, non solo per ricostruire, ma per farlo in modo previdente e lungimirante, perché ai nostri giorni le cause di una tragedia “naturale” e soprattutto le sue dimensioni, non sono mai interamente ineluttabili, ma sono determinate anche da comportamenti e scelte politiche ed economiche, dalle priorità assegnate ai diversi campi di ricerca e di investimento, dal modo di sfruttare la terra e le sue risorse.

Anche da questa consapevolezza dipenderà la capacità dei cristiani di trovare il modo di agire per il bene comune e le parole per narrare, anche di fronte all’atrocità di tante morti assurde, la propria fede in un Dio di amore.

...sono tempi cattivi , dicono gli uomini. Viviamo bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi.


leggoerifletto

Che cosa amo quando amo te? - Sant'Agostino

Che cosa amo quando amo te?”, si chiedeva sant’Agostino.
“Amo una certa luce,
una voce,
un profumo,
un cibo e un amplesso che sono la luce,
la voce,
il profumo,
il cibo,
l’amplesso dell’uomo interiore che è in me,
ove splende alla mia anima
una luce che nessun fluire di secoli può portar via,
dove si espande un profumo che nessuna ventata può disperdere,
ove si gusta un sapore che nessuna voracità può sminuire,
dove si intreccia un rapporto che nessuna sazietà può spezzare.


Tutto questo io amo quando amo il mio Dio”.

- Sant’Agostino -



Finché ti comporti da schiavo, vuol dire che ancora non hai riposto in Dio la tua delizia: quando troverai in lui la tua delizia, sarai libero.

- sant'Agostino -

Pier Della Vigna

Correte, o miei fratelli,
affinché non vi sorprendano le tenebre;
siate vigilanti in ordine alla vostra salvezza,
siate vigilanti finché siete in tempo.
Nessuno arrivi in ritardo al tempio di Dio,
nessuno sia pigro nel servizio divino.
Siate tutti perseveranti nell’orazione,
fedeli nella costante devozione.
Siate vigilanti finché è giorno;
il giorno risplende;
Cristo è il giorno.
Egli è pronto a perdonare coloro che riconoscono la loro colpa.

- Sant'Agostino -
(Commento al Vangelo di san Giovanni 12, 13-14)


O grande Agostino, nostro padre e maestro, conoscitore dei luminosi sentieri di Dio ed anche delle tortuose vie degli uomini, noi ammiriamo le meraviglie che la Grazia divina ha operato in te, rendendoti appassionato testimone della verità e del bene, a servizio dei fratelli.
All'inizio di un nuovo millennio segnato dalla croce di Cristo, insegnaci a leggere la storia nella luce della Provvidenza divina, che guida gli eventi verso l’incontro definitivo col Padre. 
Orientaci verso mete di pace, alimentando nel nostro cuore il tuo stesso anelito per quei valori sui quali è possibile costruire, con la forza che proviene da Dio, la “città” a misura dell'uomo.
La profonda dottrina, che con studio amoroso e paziente hai attinto alle sorgenti sempre vive della Scrittura, illumini quanti sono oggi tentati da alienanti miraggi. 
Ottieni loro il coraggio di intraprendere il cammino verso quell’ “uomo interiore” nel quale è in attesa Colui che, solo, può dare pace al nostro cuore inquieto.
Tanti nostri contemporanei sembrano aver smarrito la speranza di poter giungere, tra le molte contrastanti ideologie, alla verità, di cui tuttavia il loro intimo conserva la struggente nostalgia. 
Insegna loro a non desistere mai dalla ricerca, nella certezza che, alla fine, la loro fatica sarà premiata dall'incontro appagante con quella Verità suprema che è sorgente di ogni verità creata.
Infine, o Sant’Agostino, trasmetti anche a noi una scintilla di quell’ardente amore per la Chiesala Catholica madre dei santi, che ha sostenuto ed animato le fatiche del tuo lungo ministero. 
Fa’ che, camminando insieme sotto la guida dei legittimi Pastori, giungiamo alla gloria della Patria celeste, ove, con tutti i Beati, potremo unirci al cantico nuovo dell’alleluia senza fine. Amen.

- San Giovanni Paolo II, papa -

Preghiera di Giovanni Paolo II in occasione del 1650° anniversario della nascita di
S. Agostino, da lui recitata l’11 novembre 2004 nella sua cappella privata in Vaticano davanti alle reliquie del Santo

Donde vengono i tempi cattivi e come sopportarli - www.augustinus.it



Buona giornata a tutti. :-)

78c3b-piccolipassi…SONO TEMPI CATTIVI , DICONO GLI UOMINI. VIVIAMO BENE ED I TEMPI SARANNO BUONI. 

NOI SIAMO I TEMPI.img_2514

PREGHIERA
"Siamo le mie caste delizie le tue scritture. 
o signore, rivelami quelle pagine.
ecco:LA TUA VOCE E' LA MIA GIOIA, LA TUA VOCE E' PER ME SOPRA OGNI AFFLUENZA DI VOLUTTA'... "
nON LASCIARE IN ABBANDONO I TUOI DONI E NON SDEGNARE QUESTO FILO D'ERBA ASSETATO..."

Opera: Le ConfessioniAutore: AgostinoParte: Libro 11, 1-15 SANT'AGOSTINO,